I monumenti

E' oggi, assieme alla peschiera, il monumento simbolo di Marano. Popolarmente è detta "Millenaria". Ciò sottolinea la sua antichità, anche se forse i mille anni proprio non li ha.

La sua costruzione si perde nella notte dei tempi, durante il dominio dei patriarchi di Aquileia su Marano. Qualcuno l'attribuisce a Popone, che l'avrebbe voluta quando, subito dopo il 1031, si accinse a fortificare il castello di Marano per fame una vera fortezza. La torre sarebbe servita come luogo di guardia, di vedetta, dominando essa sulla laguna circostante. Anche se non priva di fondamento una tale ipotesi, non trova riscontro nei documenti esistenti.

I documenti in nostro possesso, come le piante ed i verbali di riparazioni della comunità, ci lasciano capire che la prima funzione della torre fosse liturgica e che per questo fosse nata. Con certezza infatti sappiamo che a fianco della torre esisteva una chiesa, chiamata di S. Maria, con attorno un cimitero (le ossa che ancora si rinvengono lo stanno a testimoniare); che dietro la chiesa e la torre c'era l'abitazione dei patriarchi, per le loro brevi permanenze in loco o per qualche più lunga dei loro rappresentanti. Logico quindi vedere la funzione della torre in questo contesto, come del resto avveniva ad Aquileia, a Grado e dovunque.

In seguito la torre, e ciò è indubbio, fu usata come vedetta della stessa fortezza, ed ebbe anche altre funzioni. Nel 1369 Sigismondo di Ungheria, vi salì per rendersi conto della importanza strategica della fortezza di Marano. Nel 1557 il Provveditore Gerolamo Contarini usò il piano terra per la prigione. In essa venivano rinchiusi i mestatori delle feste, coloro che dovevano scontare piccole pene o coloro che erano in attesa di essere giudicati.

Nel 1602 ed anche in seguito, il primo piano della torre venne usato come deposito di munizioni, come si legge nella relazione del provveditore Antonio Valier: "... Sono ancora diverse cose da essere considerate intorno alla riparazione della piazza: come di fabbricar in luogo opportuno una torresella per la munition della polvere, perché essendo al presente riposta nel campanile (dice proprio campanile, che richiama una funzione liturgica) che è in mezzo alla fortezza et sopra un volto della prigione, che si trova ad esser in fondo di esso campanile, corre grandissimo pericolo di fuoco, così per la disperazione dei prigionieri, come per li accidenti delle saette ...".

Dati tecnici: altezza m. 31; larghezza m. 6,50x6,50 piani 5.

Ornamenti: la torre di Marano è caratteristica e potremmo dire, almeno in zona, unica, per i tanti ornamenti che vi porta sopra. Sono busti dei provveditori che hanno governato la fortezza ed altre vestigia, qui collocate perché non andassero perdute.

Facciata Sud: guarda la piazza. E' la più ricca evidentemente, ci sono i busti dei provveditori: VINCENZO BRAGADENO - 1673 - con scritta: "Ottimo Provveditore, Questo monumento i maranesi posero a memoria eterna del suo valore e della sua gloria". NICOLA GRADONIGO - 1620 - con scritta: "A Nicola Gradonigo Provveditore della Comunità di Marano, illustre per giustizia, virtù e meriti, il cui nome splende fino alle stelle"; BERNARDO CONTARENO - 1677 - con scritta illeggibile.

Facciata Est: dà su Piazzetta Provveditori. Vi sono appiccicati alcuni ornamenti e bassorilievi, salvati durante l'abbattimento delle mura ed in più c'è una testa di leone, che popolarmente è chiamato "MOLECA" (granso in amore). Forse questo leone un tempo era, al modo veneto, sopra una colonna e perché no, sopra la colonna, ora rotta in più pezzi, ma conservata, detta "degli anzoleti" per l'abitudine di poggiarvi sopra le bare dei fanciulli morti, prima di imbarcarle per il cimitero.

Facciata Ovest: dà su Via Sinodo. Reca appesi ornamenti tolti dalle mura e da case patrizie, piccole epigrafi e bassorilievi di poco conto.

Facciata Nord: dà sopra le case di Via Sinodo. Non porta alcun ornamento. C'è una porta murata che in antico collegava la torre con il palazzo municipale, che si trovava sopra la loggia.

L'orologio: è situato in apposito riquadro, appena sotto le balconate, nella facciata sud. Anche la sua installazione è antichissima. Sul peso che è ancora in uso è inciso la data del 1739 e sappiamo con certezza che il 3 dicembre 1782 è stata dalla comunità deliberata la spesa di 110 ducati per "accomodare l'orologio" e per assumere la persona che "provveda ogni giorno a tenerlo carico". L'orologio attuale è della ditta Solari di Pesariis e risale al secolo scorso.

Nei primi anni del 1900, la parte superiore della torre, causa il deterioramento del tempo, è crollata, e soltanto nel 1911 è stata possibile la sua ricostruzione, nella stessa forma della precedente, da parte della Impresa Masini di S. Daniele del Friuli. Ancora si notano i punti di contrasto fra la parte vecchia e quella restaurata.

La torre crollata, a chi l'avesse guardata da Via Sinodo, dava l'impressione di un grande seggiolone o sedia cattedratica. La pianta di Marano di 0. degli Oddi, ha originato nel popolo la credenza che in antico la torre avesse la sua parte superiore fatta a cupola, ma ciò è completamente da escludersi, perché la più attendibile pianta del Cortona, quasi contemporanea e di qualche anno più antica, ce la mostra nell'identica forma attuale.

Concludiamo il discorso sulla torre con un auspicio: in passato essa è servita come posto di osservazione per scopi bellicosi; è auspicabile che in futuro possa servire come posto di osservazione a scopo turistico. Dall'alto della torre si può ammirare il paesaggio incantevole della laguna e della pianura. Ci sarebbe un motivo in più per incrementare il turismo e per mettere in risalto le bellezze locali.

La Loggia Municipale
E' la costruzione più caratteristica del centro storico ed è attigua alla torre. Qualche visitatore crede sia addirittura la chiesa. E' la loggia, che non manca mai nei centri dove ha dominato la Serenissima. Ora è di proprietà privata, ma in passato era il centro dell'attività della magnifica comunità. Sopra di essa vi era la sede municipale come è ricordato da tante delibere come questa: "Addì 4-6-1752 - Radunato il Magnifico Consiglio di questa Comunità sopra la Pubblica Loggia, previo suono di Campana, come de more ... ".

La costruzione si presentava di particolare bellezza, con le finestre in stile veneto. Anche internamente doveva essere bella, poiché sappiamo con certezza che nel 1421, vi aveva lavorato il pittore Domenico Baietti da Udine, ed i provveditori come ad esempio nel 1778 - il Senato veneziano si assume le spese dei lavori di restauro e chiede "che tutto sia fatto a regola d'arte, con disegno di persona competente, con la responsabilità di un soprintendente..." (dal Libro delle Parti) - erano intervenuti diverse volte per apportarvi restauri e miglioramenti.

Poi, dopo la caduta di Venezia, causa l'incuria dello Stato Italiano e la miseria, regnante sovrana nel secolo scorso a Marano, il palazzo municipale è andato in rovina ed è stato completamente smantellato agli inizi di questo secolo, ad opera della contessa d'Asarta che ha adoperato le finestre per abbellire la sua villa ed il muro di cinta. Dopo l'abbattimento di tale villa, avvenuto nel 1971, i resti di queste finestre attendono ancora una loro possibile e degna collocazione.

Al tempo del dominio veneto, la loggia, che era completamente aperta e sgombra, serviva per le pubbliche affissioni delle parti, per i tocchi delle serraglie e per gli incanti, così come dimostrano queste testimonianze: - Addì 8-5-1735 - "Fu incantato sotto la sopraddetta Loggia, alla presenza delli signori Deputati, il prà del Sortolon, il quale fu deliberato ai Sigg.ri Zuanne Scoffo e colleghi, come più offerenti ... "; - Nel l'intestazione del Libro degli Incanti si legge: "Registro degli Incanti, che vengono praticati sotto la Loggia di questa fortezza di Marano, per deliberare in affitto le Serraglie, le Paludi e Corsi, destinati per beneficenza e reddito di questa Comunità ... ".

Tutti gli incanti che vengono riportati, incominciano sempre in questo modo: "Fu incantato sotto la sopraddetta Loggia ... ".

La piazza Municipale

E' il cuore di Marano. Un vero salotto per l'armonia delle linee, per le decorazioni costituite dai palazzi antichi, dai busti, dai fronzoli ornamentali, dai pozzi cinquecenteschi. E' rimasta quasi intatta nei secoli a testimoniare la gloria e la storia di questa singolare comunità.

Il Palazzo dei Provveditori, costruito ai primi albori del dominio veneto, nel 1400, è ora di proprietà privata ed è bisognoso di restauro per essere portato all'antico splendore. In alto, al centro della facciata, vi domina il busto del provveditore Zaccaria Bernardo - 1673 - con la scritta illeggibile.

Altri busti sulle case che completano la piazza: quello del provveditore Pietro Bernardo Bembo (popolarmente chiamato Piero Bimbi) - 1660; del provveditore Bernardo Contareno - 1677; e del provveditore Zaccaria Bernardo - 1673.