Le Pessivendole
La storia
"La sezione ‘Pessivendole' è frutto del lavoro appassionato di numerosi Maranesi.
Si ringraziano in particolare: Milan Enza, Maria Damonte e Luisa Maurini, oltre al parroco per l'accesso all'Archivio Parrocchiale e le numerose famiglie di Marano per la preziosa documentazione messa a disposizione".
Marano, un tempo fortezza povera d'entroterra, da sempre ha tratto il suo sostentamento dalla laguna circostante e dalla "messe" in essa contenuta. Antichi documenti conservati negli archivi storici del Friuli testimoniano la presenza del pesce di Marano nelle mense dei friulani, e il commercio - o meglio il baratto - di quest'alimento così importante.
"Pescivendole" vuole essere un percorso a sostegno della memoria di quest'antica "arte", che ha fatto di Marano un importante centro di sostentamento per l'entroterra friulana. Il secolo appena trascorso ci lascia significative immagini che sono diventate un suggestivo ricordo, ma costituiscono un determinante punto di partenza per quel progressivo sviluppo economico-sociale che ha cancellato le miserie e le difficoltà di un tempo.
Il pesce simbolo cristiano fin dalla primi secoli della Chiesa è entrato nella cultura e nella tradizione popolare come un alimento di "precetto", prima ancora di essere ritenuto un alimento sano e nutriente ricco d'alto valore proteico. Per assolvere a questo precetto cristiano, durante al quaresima, il venerdì e nelle vigilie importanti durante l'anno, le famiglie strettamente osservanti si sono sacrificate pur di consumare nei giorni stabiliti il pesce o i frutti di mare. Sono state le donne artefici all'inizio del secolo per questo mestiere a perpetuare un rito … quasi a sostegno dell'anima! I vivi racconti di "pescivendole" ricordano le difficoltà di quest'attività.
Dapprima a piedi, col bigòl, le pescivendole attendevano il "pescato" dei loro uomini e lasciavano il paese gravate dai cesti ricolmi di pesce allo scoccare della mezzanotte. S'incamminavano in gruppi, cantando e pregando, immettendosi nella Savalona dirette a Castions, Pocenia, Torsa, Teor e Palazzolo e Rivignano per arrivare fino a Latisana dove esponevano la merce in grossi banconi di pietre.
Il progresso, le aiuta, nel tempo a ridurre i tempi e le fatiche di questo commercio. Molte donne acquistano le prime biciclette ripongono sardelle, masanette, seppie, acquadelle, gamberetti … in pesanti cassette coperte di sacchi bagnati. Torneranno a tarda mattinata con cassette ora ricolme d'uova, qualche gallina, farina per la polenta, qualche cotechino. Dalle biciclette si passerà poi ai mezzi motorizzati, ai pesanti "mosquito" ai motocarri; le maranese favoriranno il ricambio affidando la loro "piassa" a figlie e parenti.
Gli uomini raramente intrapresero in passato tale attività, alcuni manterranno il diritto di vendita in territori delle loro donne, in caso di malattia o puerperio. Il tempo e il progresso farà di quest'antico mestiere un'attività sicura, fino ad essere oggi fonte di sostentamento per molte famiglie che si spingono fin oltre i confini del Friuli e dell'Italia: uomini e donne sempre memori di un passato faticoso ma lungimirante.