la Pieve

Note ricavate dalle ricerche storiche di Mons. Elia Piu, Parroco della "Magnifica Comunità di Marano", che si ringrazia sentitamente.

La pieve di Marano, fino all'epoca delle prerogative e dei privilegi a lei concessi dal patriarca Popone, era sempre stata sotto la immediata giurisdizione dei patriarchi d'Aquileia, i quali esercitavano, come si è detto, il loro potere di principi per mezzo del podestà, e la loro autorità ecclesiastica mediante un sacerdote loro rappresentante che incaricavano della cura spirituale delle anime. Il patriarca Popone, dopo di aver abbellito, fortificato e dotato di tanti privilegi la terra di Marano, con il suo celebre "Privilegium" del 14 luglio 1031, e cioè, nel dì stesso della consacrazione della magnifica Metropolitana Aquileiese, donava Marano al capitolo di Aquileia, "con tutte le sue rendite, con tutti i suoi confini, con le sue pertinenze, con campi, vigne, prati, pascoli, colti ed incolti, colle acque, coi corsi d'acque, coi molini, colle isole, dal mare e dal fiume che si dice Corno, fino all'acqua che si chiama Tagliamento, colle paludi e pescagioni, coi boschi e cacciagioni". In base a questa donazione, che dal munifico patriarca era stata fatta al capitolo in segno di affetto e di stima, il Capitolo Aquileiese esercitava sulla pieve di Marano tutti i diritti di padronanza e di giurisdizione ecclesiastica; al medesimo capitolo dovevano perciò spettare il diritto di nominare il pievano, il diritto di riscuotere le decime, e tutti gli altri diritti provenienti dall'atto di donazione.

I ricordi attuali

Del periodo della dominazione dei patriarchi aquileiesi è rimasto ben poco. Non ci sono monumenti particolari, chiese, edifici, lapidi... Resta tuttavia un ricordo che è tramandato di padre in figlio e che è legato alla casa dove dimoravano i patriarchi stessi, nelle loro visite a Marano. I patriarchi visitavano di persona e con molta frequenza la fortezza di Marano, poichè come si legge negli "Atti de Lupico" (n. 112 del 1296) essi avevano fin dai tempi remoti una residenza in Marano. Infatti esiste ancora in Marano una casa, che si chiama appunto, casa dei patriarchi, nella quale fino a non molti anni fa, si poteva vedere una stanza con soffitti in legno, dipinti, e con le pareti decorate a soggetti sacri, chiamata la sala del trono. La piazzetta dove si trova la casa suddetta è chiamata da tempo immemorabile "Corte de Patriarchi".

Dietro tale casa dalla parte della piazza Centrale, esisteva una chiesa detta di Santa Maria, che ha avuto uso liturgico fino nel 1500 e che certamente era la chiesa dove officiava il pievano locale, incaricato alla cura delle anime del Capitolo di Aquileia. E' poco quello che ci resta di questo periodo certamente importante, ma bisogna ricordare le continue lotte di cui Marano fu bersaglio, gli assedi e le occupazioni, le devastazioni, gli incendi, che ebbe a subire nel corso dei secoli. E non dimentichiamo la povertà e la miseria... Furon così distrutte tutte quelle opere che avrebbero potuto provarci con maggiore chiarezza l'azione benefica dei Patriarchi verso il paese. E distrutti dovettero certamente andare molti documenti scritti, riguardanti l'antica storia di Marano.