Nel medioevo Marano aveva radi contatti con l'entroterra

L'ETÀ MEDIEVALE: TESTIMONIANZE DALLA LAGUNA

Dopo la citazione come sede del Sinodo alla fine del VI sec. d.C., mancano per Marano notizie storiche fino al 1031, quando Popone ne assegnò la giurisdizione al Capitolo di Aquileia e, riconoscendo l'importanza strategico-militare del sito, fece erigere la fortezza.

Importante sbocco dell'entrotrerra dello stato patriarcale, la "villa di Marano" fu oggetto di varie contese anche nel corso del Duecento, quando il Conte di Gorizia la ottenne come feudo dalla chiesa aquileiese, mentre nella seconda metà del Trecento, mantenne la sua rilevanza come centro portuale diventando scalo di rifornimento per le galere genovesi nella guerra tra Venezia e Genova.

figura dal codice del Pievano

Nel Medioevo Marano era circondata da acquitrini e paludi e aveva radi contatti con l'entroterra: quasi tutte i percorsi sulla terraferma erano impraticabili, eccetto la strada per Carlino, privilegiato asse di comunicazione già dall'età protostorica.

La sua conformazione ambientale ne determinò uno specifico ruolo economico, in particolare riguardo alla produzione e al commercio di sale, documentati dal 1288; la gestione delle saline era rigidamente regolamentata della Repubblica di Venezia, tanto che nel XIII secolo gli unici due porti abilitati ad esportare sale veneto nello stato patriarcale erano Latisana e Portogruaro, con i quali Marano entrò subito in concorrenza. Parte integrante dell'economia maranese fu inoltre il commercio di pesci e uccelli acquatici, rivolto principalmente alla città di Udine nei cui mercati, fino all'età rinascimentale, i pescatori vendevano in gran quantità "pisces recentes et sallatos" (pesce fresco e sotto sale).

Oltre che dai documenti d'archivio, la conoscenza dell'epoca medievale nell'area lagunare emerge da pochi ma significativi ritrovamenti archeologici, tra cui alcuni manufatti in ferro relativi ad attività agricole e alla vita quotidiana (coltelli, falci, asce).

I più antichi reperti si riferiscono al periodo del Sinodo e sono rappresentati da un frammento di guarnizione da cintura in bronzo di cultura longobarda (fine del VI secolo) e due fibbie in bronzo riferibili all'età altomedievale, una delle quali rinvenuta a Marano, in piazzetta Marii.

Nel corso del Medioevo la città vide sorgere numerose chiese la cui intitolazione tradisce, in alcuni casi, la matrice culturale: da Santa Maria  con ogni probabilità la più antica , a San Martino e San Giovanni  forse di origine longobarda  alla più tarda chiesa dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia, patroni della fortezza. In particolare, quest'ultimo edificio, consacrato nel XV secolo, fu eretto nell'adiacente isola di San Vito come chiesa cimiteriale.

Altre testimonianze documentano l'esistenza di importanti centri religiosi nelle isole della laguna. In particolare a Bioni, dove sono stati portati in luce manufatti scultorei in pietra di un certo pregio: una cornice architettonica a palmette databile all'XI secolo e quattro patere del XIII secolo raffiguranti soggetti zoomorfi. Si tratta di elementi, riconducibili ad un ambito culturale veneto, generalmente impiegati nella decorazione di edifici di culto.

È verosimile che anche nelle isole di San Pietro e di Sant'Andrea esistessero chiese con monasteri annessi, ai quali sembra riferirsi la Cronaca Altinate  redatta nel XIII secolo.