Dalla costa, lungo le vie fluviali, giungevano nella pianura oggetti di prestigio
LA FASCIA PERILAGUNARE DEL FRIULI CENTRALE NELLA PROTOSTORIA
Nella bassa pianura friulana il Bronzo antico (2300-1700 a.C.) e medio (1700-1350 a.C.) sono documentati solo da rinvenimenti sporadici: in prevalenza asce nel primo periodo, pugnali e spade nel secondo, quando la deposizione di armi nei letti fluviali assume probabilmente un significato votivo.
L'insediamento stabile pare iniziare nel tardo Bronzo medio, per diffondersi capillarmente nel corso del Bronzo recente (1350-1200 a.C.).
A questa fase si riferisce la ceramica presentata, il cui repertorio tipologico (scodelloni troncoconici, vasi subcilindrici, olle ovoidali) rientra in un aspetto culturale proprio del Friuli centrale, con influssi della cultura dei castellieri (abitati arginati) carsici e talora anche con componenti tipiche della Destra Tagliamento. Il materiale proviene dai siti di Marano-Ara del Gorgo e Muzzana-Bonifica; ubicato lungo un tracciato di comunicazione e scambio che percorreva tutto l'arco costiero, quest'ultimo ebbe probabilmente funzione di sito principale rispetto ai coevi siti vicini.
L'analisi della distribuzione degli insediamenti tra la fine del Bronzo medio e il Bronzo recente evidenzia una particolare densità nel settore centrale della bassa pianura, lungo i fiumi di risorgiva Zellina e Corno e nei due ambienti di transizione: area perilagunare e fascia delle risorgive.
Nella frangia lagunare gli abitati sono spesso posti su dossi fluviali, mentre è incerta l'esistenza di siti umidi. I dati distributivi indicano la presenza di un sistema insediativo strutturato: i siti maggiori distano tra loro circa 7,5 km e per ogni grande abitato si può ipotizzare un'area di influenza di 40-50 km2. Verso la fine del Bronzo recente nella fascia perilagunare tale sistema abitativo subisce un generalizzato collasso, con l'abbandono degli insediamenti; è tuttavia attestata una continuità di frequentazione da alcuni bronzi sporadici rinvenuti nel letto dello Stella a Palazzolo, datati al Bronzo finale (1200-1000 a.C.).

Nell'età del ferro l'insediamento più interessante è il sito di Fortin (Carlino), sulla sponda sinistra del fiume Zellina, che fu scoperto nel 1990 a seguito di una risistemazione di canali di scolo. In quell'occasione emersero numerosi resti di pali ancora in posto, associati ad un'articolata stratificazione.
A Fortin si sono identificati due ampie cave utilizzate dal pieno VI sec. a.C. per l'estrazione e la trasformazione di argille, limi calcarei e ghiaia.
Nell'area, provvista di piattaforme sostenute da pali di quercia, si sono succeduti quattro cicli produttivi riferibili alla fabbricazione di vasellame da mensa, grandi contenitori, pesi da telaio, mattoncini di impasto stracotto e anche di "malta idraulica", prodotta con limo mescolato a cenere e carbone.
La zona produttiva si trovava lungo il margine di un dosso alluvionale oggi spianato dai lavori agricoli sul quale sorgeva un ampio insediamento (circa 40 ha), ubicato alla confluenza dello Zellina con un altro corso d'acqua e difeso a nord da aggere e canale. Non è noto, a causa dei profondi spianamenti, il rapporto tra gli impianti produttivi e l'area destinata alle abitazioni, mentre sembra chiara la pertinenza all'insediamento di una necropoli scoperta negli anni Settanta a nord dell'aggere.
L'abitato, frequentato tra il VI e il V sec. a.C., si formò in un periodo caratterizzato da grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali, con nuove aperture verso territori al di fuori della nostra regione. Uno dei pochi siti di neofondazione di questi secoli in Friuli, Carlino-Fortin avrebbe avuto la funzione di "avamposto" e terminale di una via di traffico di penetrazione nella pianura, costituita dal sistema fluviale Zellina-Cormor.
Negli insediamenti del retroterra giungevano dalla costa, attraverso percorsi nord-sud, lungo le vie fluviali, oggetti di prestigio di varia provenienza, apprezzati in una società in evoluzione verso un assetto di tipo gentilizio.
